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castello malaspina a varzi

Varzi, storia e tradizione medioevale ed enogastronomica

Il Borgo Antico ha conservato l’aspetto medioevale a più ordini di portici, le sue torri – Torre Mangini e Torre dell’Orgoglio – le sue porte d’accesso – Porta Sottana e Porta Soprana. Un dedalo di vie e di vicoli dai nomi evocativi quali Vicolo Dietro Le Mura, Via della Maiolica, Vicolo alla Staffora – dove si trova l’Officina dei Sapori – Via Del Mercato, si dipanano tra le due porte. All’epoca barocca si devono due Oratori, dei Bianchi e dei Rossi. Obbligatoria la vista alla Chiesa dei Cappuccini, dedicata al Patrono del paese, San Germano, già Pieve dal 1189.

COSA VEDERE A VARZI (Fonte Associazione VarziViva)

La Chiesa dei Rossi. Il Borgo di Varzi offre, oltre alla più rinomata Chiesa romanica dei Cappuccini, un’altra perla architettonica a chi si «avventura» nel centro storico: la Chiesa dei Rossi.

La Chiesa dei Cappuccini. La prima Pieve della valle Stàffora fu senz’altro quella di Varzi, costruita non molto tempo dopo la morte di S. Germano, vescovo di Auxerre (in Borgogna), avvenuta nel 448 d.C. a Ravenna.

Il Castello “Malaspina. I Malaspina, dopo l’investitura fatta dall’Imperatore Federico Barbarossa, nel 1164, dei territori che dall’inizio delle colline di Rivanazzano si spingono a sud, fino all’attuale parte settentrionale della Toscana, scesero dalla protetta ma scomoda Oramala per insediarsi a Varzi.

La Torre Malaspina. Oggi c’è un modo nuovo per fare la conoscenza di Varzi: abbracciare con lo sguardo il paese, il suo torrente, le sue colline dall’alto della “Torre Malaspina”.

La Chiesa dei Cappuccini. La prima Pieve della valle Stàffora fu senz’altro quella di Varzi, costruita non molto tempo dopo la morte di S. Germano, vescovo di Auxerre (in Borgogna), avvenuta nel 448 d.C. a Ravenna.

Villa Leveratto-Mangini. L’austera facciata dalle decorazioni ormai smarrite che dà su Via di Dentro a Varzi inganna la fantasia di chi immagina che cosa si possa scoprire al di là della soglia di questa antica dimora.

VARZI – CAPITALE DEL SALAME. Il Salame di Varzi rappresenta il frutto di una cultura contadina che affonda le proprie radici in tempi lontani, un prodotto genuino portato fino ai giorni nostri grazie ad una tradizione che si è tramandata e migliorata nei secoli senza mai perderne l’identità. Una delle ragioni che hanno portato alla produzione del Salame di Varzi in Valle Staffora, oltre all’allevamento di suini, è il clima ottimale generato dal connubio tra la brezza marina proveniente del Mar Ligure e le fresche correnti che soffiano in Valle Staffora, ideale per la produzione e la stagionatura degli insaccati. La fama del Salame di Varzi è testimoniata dal conferimento del Marchio D.O.P., un prodotto così legato al territorio d’origine che ancora oggi è preparato secondo un’antica ricetta.

Ma come si produce il Salame di Varzi? Dopo la macinatura delle parti magre e grasse, aromatizzate in seguito con sale marino, pepe nero intero, infuso di aglio e vino rosso, l’impasto viene insaccato nei budelli del maiale. I salami dopo l’asciugatura passano alla stagionatura nelle antiche cantine di Varzi, ambiente naturale con un microclima unico con una temperatura costante di 10°/12° ed un’umidità del 95%. Dopo la stagionatura, che varia da qualche mese per arrivare all’anno, il Salame di Varzi è pronto per essere portato in tavola, rigorosamente tagliato a coltello, di traverso; a giusta stagionatura, soprattutto nei mesi estivi, sarà facile notare la classica “goccia” dovuta allo sciogliersi del grasso.

la tavola dell'officina dei sapori a varzi
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